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L’Ultima Cena

A partire da: 35,00

Tempera grassa su intonaco secco, 460 x 880 cm
Chiesa di Santa Maria delle Grazie – Milano

Ludovico Sforza, duca di Milano, scelse la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie come luogo dove celebrare la sua dinastia. Leonardo fu incaricato in questo spirito di rinnovamento e valorizzazione dell’intero complesso, e iniziò la sua composizione de L’Ultima Cena.
Come sappiamo, Leonardo non amava la tecnica dell’affresco perché significava lavorare in fretta e questo impediva qualsiasi modifica che gli potesse venire in mente. Di conseguenza, decise di dipingere come faceva di solito sui pannelli. Preparò un intonaco piuttosto ruvido, soprattutto nella parte centrale, e abbozzò le linee principali della sua composizione, creando una specie di sinopia, poi procedette a lavorare con la sua tecnica abituale.
Quando il dipinto fu terminato, nel 1498, Leonardo si accorse ben presto che la sua tecnica presentava alcuni gravi difetti, e appena vent’anni dopo il suo completamento, mostrava gravi danni. Infatti, nel maggio del 1566, Vasari scrisse che “non si scorge più se non una macchia abbagliata”.
Le cause di quell’inarrestabile degrado non erano solo attribuibili alla tecnica inadeguata, ma anche all’umidità della parete su cui era stata dipinta L’Ultima Cena. Tuttavia la sua fama si diffuse, sia attraverso testimonianze scritte, sia grazie alle numerose copie a grandezza naturale che ha ispirato. Queste copie divennero particolarmente importanti con il passare del tempo perché mostravano come doveva essere il dipinto in origine.
Nel 1980 L’Ultima Cena era stata restaurata ed è stata finalmente dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Per la sua rappresentazione di Gesù tra gli Apostoli all’ Ultima Cena, Leonardo si è ispirato al Vangelo di Giovanni, l’unico testo che specifica che Gesù è stato tradito da Giuda: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” (Giovanni, 13:26).
In primo piano, Leonardo colloca la lunga tavola, prestando grande attenzione ai piatti e al cibo, che equilibrano la composizione nel suo insieme. Al centro, Gesù è una figura solitaria, forse colta nella solennità della frase drammatica che ha appena pronunciato.
Intorno a Gesù vediamo gli Apostoli, disposti in quattro gruppi diversi ma simmetricamente equilibrati a tre a tre. Osservando la composizione percepiamo qualcosa di impalpabile, quasi come se le espressioni degli Apostoli variassero a seconda della loro vicinanza a Cristo. Le più intense ed espressive sono quelle degli Apostoli più vicini, mentre quelle più lontane sono più controllate e incredule. Alcuni sostengono che una serie di dettagli per la composizione potrebbero essere stata suggerita dai frati domenicani, il cui ordine religioso dà grande importanza al libero arbitrio. Se la gente può scegliere tra il bene e il male, ciò spiega perché il Giuda traditore non è raffigurato da solo, ma piuttosto circondato dagli altri Apostoli.
Per chiarire un malinteso favorito da un noto romanziere popolare americano, il quale ha suggerito che la figura identificata come San Giovanni è in realtà Maria Maddalena, dovremmo considerare un semplice aspetto: perché Giovanni, che Gesù amava più di tutti gli Apostoli, sarebbe stato assente dall’ultima cena? E se è lì, dov’è?

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